Mi chiamo Vita Maria e sono mamma di tre splendide bambine, sposata con Filippo da 14 anni ma stiamo insieme da 20 anni.
Quando sono rimasta incinta di Rebecca - dopo Vanessa e Matilde - è stata una grande emozione. Crescere tre donnine era quello che avevo sempre sognato. Comincia quel cammino della gravidanza, quei kg portati con orgoglio... Arriva il grande giorno della sua nascita, tutto pronto, salgo sulla barella saluto i miei parenti, mia madre piangeva nel corridoio e mi mandava baci (amore di mamma). Mio marito tutto serio (lacrime nascoste) mi guardava e stringeva le mani delle nostre bambine.
Eccomi sul quel letto freddo della sala operatoria, sola a fare mille pensieri, paura e eccitazione, stavo per vedere la mia piccola Rebecca… Però non ne so il motivo ma sentivo una sensazione di malessere… pensavo che da lì a poco sarebbe successo qualcosa di brutto…
Eccolo quel pianto tanto atteso, era nata la mia piccola principessa, ore 10;30 del 1° ottobre. Per arrivare in camera passarono minuti interminabili, sapere che tua figlia è nata ma non la puoi abbracciare è una sensazione di vuoto e di abbandono… Ma ero consapevole che ormai niente e nessuno poteva dividerci. Finalmente arrivo in camera, chiedo a mia madre. "Dov’è Rebecca mamma?" "La vado a prendere" rispose. "Guarda che meraviglia di bambina… è bellissima…" E io: “Ciao amore…amore mio.. calda calda, tutta rosa, che profumo di neonata, inconfondibile…"
Arriva l’infermiera “Signora mi deve ridare la bambina…. Venga papà devo dirle una cosa”. Filippo ritorna in camera con le lacrime, dietro di lui l’infermiera con Rebecca in braccio… “Signora, guardi, sua figlia è nata con una fessura al palato molle, la dobbiamo trasferire d’urgenza in terapia intensiva… 5 minuti di coccole, signora, l’ambulanza per il trasferimento aspetta sotto”.
Ecco… io penso che in quel momento sono morta. Dovevo abbracciare 5 minuti mia figlia e lasciarla andare via? è successo a me? è successo veramente? Palatoschisi, che cos’è? Oddio di cosa stiamo parlando?
Arrivederci amore, la mamma guarisce presto e ti vengo a prendere, non piangere amore, ti amo amore mio ci vediamo presto… Non so quanto ho pianto, veramente non ho mai smesso di piangere perché il.senso di vuoto lo sento ancora.
Ok sono passati 3 giorni interminabili. Mio marito poverino faceva avanti e indietro. Io a Sciacca, Rebecca a Palermo e la gestione delle bambine a casa, a Castelvetrano. Fortunatamente parenti e amici tutti disponibili... Basta! dovevo andare da mia figlia! “Non posso più restare qui! Dimettetemi o scappo, devo andare da lei!" Lo stesso giorno delle dimissioni sono andata a trovarla. Correvo con la cicatrice dolorante, ogni buca nell’asfalto era una lama conficcata, ma stavo andando da lei e niente poteva fermarmi.
Policlinico Giaccone di Palermo - terapia intensiva neonatale… Primo piano: calzari, camice, lavarsi le mani… Eccola avvolta in un lenzuolino dell’ospedale.. raggomitolata come un cucciolo… Amore…… ooooooh che meraviglia di bambina “Eccoti amore, hai sentito la mia voce e ti sei svegliata, ciao… amore della mamma ti do tanti baci, che profumo che fai , ok adesso mamma ti dà la tetta”. Non la prende, non ciuccia, perché forse ha già mangiato, effettivamente le danno il latte artificiale, siamo arrivati tardi.
Non avevo capito che cosa fosse la palatoschisi e non mi rendevo conto. Mi ricoverano con lei in reparto, ostinata a dare il mio seno. Nel frattempo tiravo con il tiralatte manuale e le davo il latte e pensavo: “Appena arriviamo a casa sarà diverso, ti attacchi al mio seno e basta biberon!”
Arrivato il momento della dimissione il pediatra del reparto mi dice che mi deve presentare un’infermiera professionale che tanti anni fa ha avuto un figlio con palatoschisi. Regina, si chiama. Eccola lì, mi parla con dolcezza e mi spiega che Rebecca non poteva ciucciare normalmente dal mio seno. Regina mi ha spiegato come fare ad estrarre il latte, a fare latte, a chi rivolgermi, numeri di telefono, libri da leggere, siti dove acquistare i dispositivi per l’allattamento. Frastornata avevo memorizzato un po’ di informazioni. In 20 minuti mi ha aperto gli occhi, che avevo ancora chiusi dal trauma.
“Andiamo a casa amore mio”.
Punto la sveglia del telefonino ogni due ore “Tirare il latte”! Anche la notte suonava e io che dormivo nel divano con il tiralatte in mano. Piangevo perché ero stanca e volevo dormire, piangevo perché mi rifiutavo di tirarmi il latte, piangevo perché ero triste che non potevo attaccare Rebecca al seno e non avevo la possibilità di allattare come gli altri. Ero confusa perché alcuni parenti mi davano per pazza esaurita che mi tiravo il latte e dicevano di dare latte artificiale che sarebbe cresciuta lo stesso, non capivano che per me era un lutto non aver potuto allattare.
Ok, basta piangere facciamo vedere i litri di latte congelato e prendiamo questa cosa come rivincita e vittoria! Ero fiera di me e non mi facevo abbattere dai commenti negativi. Ero io la mamma e sapevo che stavo facendo bene. Ora prendiamo il DAS, un dispositivo per l’allattamento, preparo tutto, coppette latte, cuscini ma niente! Anche questa volta Rebecca si rifiuta di attaccarsi al seno.
La mia speranza a questo punto era aspettare la chiusura del palato. E infatti il 30 ottobre eravamo dentro la saletta di attesa dell’ospedale Santa Chiara di Pisa e da lì eravamo ufficialmente entrati nel mondo della labiopalato- e palatoschisi. Io e Filippo eravamo sorpresi dalla gioia delle facce dei bambini che giocavano, dai genitori tranquilli e soprattutto dalle facce di tutto il personale. Abbiamo conosciuto persone straordinarie che ci hanno indirizzato su come affrontare l’operazione di Rebecca. Abbiamo incontrato psicologi, infermieri, abbiamo conosciuto anestesiste e pediatre, abbiamo conosciuto i medici, abbiamo visitato i reparti, ma mai mi potevo immaginare di incontrare una Consulente dell’allattamento materno; Chiara, una signora dolce e calma che ci ha spiegato come fare ad estrarre il latte, quali metodi per aumentare la produzione di latte… Ho ascoltato tutti i suoi meravigliosi consigli e preso a cuore quelle ore passate con lei. Posso solo dire “Grazie” a tutte queste persone che in realtà sono angeli che aiutano i genitori in bilico, che sanno trasmettere calma e incoraggiamento. Grazie a loro poi abbiamo anche scoperto il mondo dei gruppi chiusi di FaceBook dove i genitori si confrontano e soprattutto si confortano a vicenda, conoscendo persone in modo virtuale che provano gli stessi sentimenti, persone che hanno mille paure e nel frattempo danno forza agli altri… post di bambini con sorrisi speciali che aspettano di entrare in sala operatoria, foto del personale affettuoso e professionale che ti assiste nei reparti dell’ospedale, anche gruppi di whatsapp con mamme straordinarie che dovevano ancora partorirei e già sapevano della malformazione dei propri cuccioli. Insomma non sono mai stata sola, anzi! Grazie a questi canali ho scoperto un sacco di cose che ignorantemente non sapevo. Arrivati in Sicilia andammo a noleggiare il tiralatte elettrico con doppio pompaggio, cosi ci aveva consigliato la nostra amica Chiara dell’Aismel, e finalmente con questo metodo potevo tirare il latte in 20 minuti, e avere più tempo per fare il resto.
Adesso c’erano altri problemi, la gestione della casa e delle tre bambine, la scuola, la palestra… Non avevo più il tempo di sedermi ogni due ore per tirare il latte, mi ero ripromessa almeno 5 volte di tirarlo e gestire tutto il resto. Arriviamo fino a maggio: è arrivata la chiamata per Pisa, Rebecca si opera il 18 maggio da due Angeli scesi sulla terra. Adesso è tutto in discesa! Finalmente la mia piccola principessa può mangiare senza che niente salga nel naso. Ora proviamo se Rebecca si attacca al seno, ma niente da fare! Ennesima delusione, calo di produzione di latte! Allora eccomi a bere due litri di acqua, integratori… Niente! Non cambia niente!
Purtroppo la decisione di prendere la formula artificiale non è stata facile, quasi dalla sanitaria mi mettevo a piangere perché non sapevo cosa comprare. Ok, dai, lo fanno vedere anche in TV… È buono, latte super per Rebecca… Leggo gli ingredienti: era meglio non farlo, ma cercavo di dare esclusivamente il mio latte e stavolta non riuscivo più a congelare il latte mio, e di bottiglie in frigo sempre meno. Che tragedia! Non avevo più latte a sufficienza per lei. E in più sentirmi dire “Dai, adesso puoi smettere di tirare il latte, è cresciuta e hai fatto tutto il possibile per lei!” Mi sono convinta che era la scelta giusta, avevo deciso. Non tiro più. Non ho più latte per lei". Ho lavato per l’ultima volta il tiralatte. Quasi piangevo perché mi sentivo un po’ fallita. Ho smontato e messo da parte i pezzi. Che senso di tristezza, di sconfitta.
Due giorni senza tirare il latte e sembrava che i miei seni si fossero ribellati alla mia decisione di non tirare: ogni volta che spremevo il capezzolo usciva quella goccia di latte bianco candido. Ma adesso era troppo tardi, non potevo più soddisfare la mia piccola con soltanto 100ml al giorno, poi 60, e poi 30…. Basta! Posso dire che ho fatto tutto per lei! E poi pensavo la notte: “È così!?? Davvero non posso più fare niente per lei? 9 mesi… Svezzata! A momenti cammina… Non le interessa più il mio latte! Devo smettere di pensare al mio latte materno. Tanti bimbi sono cresciuti con la formula artificiale… anche mia figlia Vanessa. Quindi… Ti faccio la pappa amore mio. Hai sonno, ti canto la ninna nanna e ti dondolo un po’. Questo devo fare per te! Eppure quel ditino in bocca che ti ciucci quando hai sonno potrebbe essere un segno che vuoi ciucciare qualcosa, strano… Eppure non hai preso il ciuccio a parte in terapia intensiva. Boh... Ma chissà, se prendo il paracapezzolo di silicone e ti porto a letto magari mi sorprendi e comincio ad allattarti”
Mentre camminavo per la camera da letto ero in preda al panico e mi dicevo che anche questa volta sarebbe stato solo una perdita di tempo e che non avre
sti preso mai il mio seno...
Non ci credo! Stai ciucciando la tetta… Oooohhh!.... Sono messa in una posizione scomodissima che mi fa male tutto, ma per non distrarti non mi muovo! È strano perché in quel momento ero impaurita e non sapevo cosa fare. Ti guardo e tu mi guardi. Faccio scorrere il latte nella tua bocca, lo spremo quel seno, per farti capire che c’è amore per te in tutte le gocce di latte! E tu - a 9 mesi - hai deciso di prendere la tetta! Guardarti mente ciucci, sprofondare nei tuoi occhi, e accarezzati la testa… Che sensazione meravigliosa, di appagamento, di benessere, stai ciucciando a 9 mesi per la prima volta, eppure è tutto così normale. Sembra che tu lo abbia sempre fatto! E io - guardando nei tuoi occhi - sprofondo nel tuo amore immenso.
Sei la mia piccola guerriera...
Ti amo, Rebecca…
Grazie, amore, per esistere…