James McKenna, intervento al convegno de La Leche League International, 1997

Abbiamo letto nel libro Genitori di giorno e di notte del dottor Sears (sostituito oggi da "Sogni d'oro", ndrche i neonati dormono in maniera diversa dagli adulti, soprattutto perché hanno più sonno attivo (REM) che sonno passivo (non REM), visto che il primo è fondamentale per loro crescita neurologica. Un altro studioso del sonno, il dottor James McKenna, antropologo e professore nel dipartimento di neurologia all'università della California e ricercatore sulla SIDS (sindrome della morte improvvisa del lattante) da oltre 10 anni, ha cercato di approfondire la vera natura del sonno di un neonato, sano e nato termine, dal punto di vista evolutivo - cioè come il suo corpo sia stato programmato biologicamente per dormire. Ha studiato quelle che lui definisce le "aspettative biologiche" del neonato rispetto alle sue esperienze di sonno, in contrasto con le nostre "aspettative culturali", e ha riscontrato un enorme abisso.

Il dottor McKenna fa notare come recenti modelli pediatrici e psicologici, assieme a nuove ideologie, convenienze e valori culturali, abbiano formato la nostra opinione su come un bambino "normalmente" dovrebbe dormire; ma questo è in netto contrasto con ciò che è importante per il neonato dal punto di vista biologico e dello sviluppo.

In questa nostra epoca, quindi, dice McKenna, stiamo provocando nel neonato umano un nuovo tipo d'esperienza di sonno.

Origini evolutive del modo di dormire della specie umana

La struttura, il comportamento, lo sviluppo fisiologico dei nostri neonati si formò migliaia e migliaia di anni fa, tra l'epoca dei cacciatori-raccoglitori e la rivoluzione agricola - il che storicamente ci può sembrare tanto, osserva McKenna, ma dal punto di vista biologico è estremamente recente. Il modus vivendi dei nostri antenati ha sviluppato quelle caratteristiche di sopravvivenza che abbiamo oggi. Infatti, dice l'antropologo, nonostante grandissime differenze culturali nel mondo, ritroviamo una base comune a tutti i neonati, che si è sviluppata in questo periodo in cui gli esseri umani sono stati "scolpiti" per adattarsi meglio al loro modo di vita.

James McKenna fa un passo indietro per parlare di una fondamentale differenza tra gli esseri umani e gli altri primati: la nostra circonferenza cranica fetale è in media più grande dell'apertura pelvica media (questo sarebbe avvenuto quando abbiamo acquisito la posizione eretta), e per questo i nostri cuccioli nascono estremamente immaturi in confronto agli altri mammiferi. Abbiamo il cervello meno maturo neurologicamente alla nascita, con solo il 25% del suo volume definitivo.
Gli scimpanzé nascono con il 45% del volume del loro cervello, eppure i loro piccoli vengono portati addosso in media dai due-quattro anni e allattati altrettanto a lungo.

Gli esseri umani terminano la maggior parte della gestazione fuori dell'utero (dentro sarebbe impossibile proprio per via della grandezza del cranio rispetto allo scavo pelvico). I neonati dovrebbero stare almeno altri sei mesi nell'utero materno per essere vicini come sviluppo agli altri cuccioli mammiferi, afferma McKenna, e quindi necessitano di un ambiente ricco di cure per il loro sviluppo. Condividere il sonno, quindi, è una decisione fisiologica.

Noi facciamo parte delle specie che "portano" i loro cuccioli, come le scimmie e in particolare i primati (scimmie antropomorfe). Il nostro latte è stato disegnato per un cucciolo che viva costantemente con sua madre, che mangi frequentemente giorno e notte - a differenza delle specie che "cacciano", il cui latte è altamente proteico, ricco di grassi, povero di zuccheri e molto calorico, il che permette alle madri di lasciare le tane, cercare il cibo e tornare per allattare; i loro cuccioli sono sazi più a lungo e possono quindi stare dei periodi lunghi senza la mamma.

La qualità del latte umano, afferma McKenna, suggerisce invece un rapporto di costante contatto o prossimità con la mamma.
Il nostro mondo occidentale industrializzato incoraggia da subito lunghe e frequenti separazioni del neonato dalla madre - da cui al contrario dipende la sua sopravvivenza.

II dottor McKenna sottolinea come i neonati che protestano, che hanno "problemi di sonno", che sono definiti "patologici" stiano semplicemente cercando di migliorare quello che il loro corpo segnala essere una situazione pericolosa per la loro sopravvivenza: e cioè la separazione dalla madre. I neonati che non possono e non vogliono adattarsi ad un modello culturale arbitrario di separazione NON sono meno intelligenti o meno creativi o meno maturi, dice McKenna: sono probabilmente più vigorosi e agiscono nel loro interesse per cercare di ridurre la separazione.

Pregiudizi e false aspettative

Negli Stati Uniti dal 20% al 40% dei problemi pediatrici coinvolge questioni di sonno. Per McKenna, questo conflitto genitori/figli sul sonno è in realtà la falsa aspettativa dei genitori su come il bambino DOVREBBE dormire, e come invece il bambino sia stato BIOLOGICAMENTE PROGRAMMATO per dormire. Secondo James McKenna, è ingiusto interpretare l'incapacità dei neonati di dormire soli come un fallimento del bambino o dei genitori. I genitori non dovrebbero aspettarsi che i loro bambini dormano tutta la notte a 2, 6, 8 mesi o più: è falso, si svegliano tantissimo! ma se sono vicini ai genitori spesso i genitori non se ne accorgono. Se invece si svegliano e sono soli, allora il loro scopo è di cercare di ridurre questa separazione, quest'isolamento, questo senso di abbandono col pianto.

I modelli culturali arbitrari di cui parla McKenna hanno diverse origini storiche, tra cui:
il complesso di Edipo freudiano;
la crescita della famiglia patriarcale (che è un avvenimento recente);
la società vittoriana e le sue nozioni riguardo alla privacy e ai comportamenti sessuali;
il movimento moralista nell'Europa ottocentesca.

Si sono quindi create credenze popolari del tipo: "Vostro figlio rischia di soffocare se dorme con voi!" "Ci può essere un danno psicologico irreparabile dall'essere troppo intimi o sentire rumori di sesso!" Oppure "I bambini possono intromettersi fra i genitori!" eccetera.
Nulla di tutto questo è stato dimostrato scientificamente, afferma il dottor McKenna. Non esiste neanche uno studio che dimostri i benefici del sonno solitario (tranne in situazioni rischiose per il neonato come materassi ad acqua, genitori che fumano, usano droghe, oppure sono obesi).
Insomma: le nostre ideologie sono cambiate dai nostri antenati cacciatori / raccoglitori di 100.000 anni fa, ma i nostri geni no, i neonati sono esattamente ugualiad allora.

I vantaggi biologici del sonno condiviso

McKenna prosegue raccomandando di creare ambienti di sonno sicuri per i nostri bambini.
I bambini possono soffocare, ma non è facile riuscirci: le ricerche dimostrano la capacità del neonato di proteggere la bocca e le narici dall'occlusione. I neonati sono strutturati per proteggersi in situazioni di condivisione di sonno, afferma McKenna: è così che hanno vissuto attraverso l'evoluzione, ed è così che vivono in gran parte del mondo.

La letteratura scientifica abbonda dei benefici del contatto fisico tra genitori e bambini. Gli studi sul tatto e sul massaggio, giorno e notte, dimostrano che i livelli di glucosio nel sangue sono più alti, le temperature corporee dei bambini sono più alte, i bambini piangono meno, l'allattamento si stabilisce meglio e i bambini aumentano di peso più velocemente.

Le ultime ricerche del dottor McKenna sono rivolte alla condivisione del sonno tra mamma e bambino, monitorando reazioni fisiche e registrando mamme e bambini che dormono insieme e separatamente. Ha riscontrato che, dormendo insieme, i neonati trascorrono meno tempo nel sonno profondo: in questa fase sarebbe più difficile per loro svegliarsi da situazioni di apnea o pause respiratorie (che sono molto comuni nei neonati). I neonati più a rischio per SIDS sono quelli che hanno un'incapacità di riprendersi da questo stato, e quindi non è nel loro interesse trascorrere 15-20 minuti in un sonno profondo solitario, a differenza di 7-11 minuti in un sonno profondo condiviso. Quando dormono insieme, i bambini e le mamme sono nella stessa fase di sonno.

Conclusioni

McKenna conclude ricordandoci che non solo i neonati portano la loro eredità biologica nel presente, ma anche che noi adulti non avremmo mai dovuto accettare l'idea che loro arrivino già "adattati", per quanto incredibili e versatili possano essere.
Abbiamo spinto troppo in là le nozioni dell'indipendenza fisiologica del neonato dalla madre, perché questi sono i valori che la nostra società sostiene. Quando, ad esempio, scopriamo una cosa nuova che i nostri piccoli sanno fare pensiamo che sia fantastico: "Guarda, sa già fare così!".
Ebbene, un conto è riconoscere che i nostri figli si preparino ad adattarsi, dice McKenna, un altro è riconoscere che non sono ancora adattati. Per McKenna, la frase del grande pediatra e psicologo infantile Winnicott:* "Non esiste un neonato, esiste un neonato e qualcuno", è una bella metafora per cercare di capire la natura del sonno dei nostri neonati e come la storia evolutiva umana ci suggerisca di considerarli.

Sintesi a cura di Lydia Landi