Le definizioni inchiodano, annichiliscono.
Preferisco il divenire, il continuo mutare, che si adatta e prende forma.
Come l’acqua, fonte di vita.
Come il latte, legame eterno che siplasma tra madre e figlio,
che evolve nel loro cammino, che nutre ecompleta, senza imporsi.
Se poco mi importa di descrivermi, posso raccontare cosa non sono.
Né un'invasata, né una talebana della tetta.
Nemmeno un giudice di chiagisce o pensa diversamente da me.
Da quando sono mamma, danzo con le mie bambine,
che talvolta seguono,altre conducono.
Il contatto visivo resta saldo, la reciproca fiducia
permette slanci e casquè senza timore di cadere.
Fidarmi delle mie figlie è stato immediato
ed un dono per me, oltreche per loro.
Alla nascita, un bambino è puro istinto,
conosce la strada verso laluce prima e la via della vita, poi.
Se non mi fossi fidata di Lara,
non sarei riuscita ad allattarla alungo,
non avrei chiesto sostegno, nei momenti di difficoltà.
Inutile e dannoso chiedersi "Le farà bene?",
"E se non smettessemai?",
"Avrà un rapporto strano con il corpo?"
Nessuna domanda ha sfiorato la mia mente, tranne il
"Perché no? Qualescelta migliore?"
Vari scogli, i primi mesi, tante insicurezze, quel torrido agosto
incui lei faticava ad attaccarsi e tutti insistevano affinché dessiaggiunta di artificiale.
Quanto conforto, quanta rassicurazione, nella voce pacata ma salda diAlessandra,
favolosa Consulente de La Leche League che mi incentivavaad ascoltare mia figlia neonata.
La piccola sapeva ciò di cui aveva bisogno e tempo due settimane lorese chiaro a tutti.
Non c'era bisogno di nient'altro, se non dei suoigenitori.
"Perché no?" fu ancora la domanda, quando scoprimmo euforici diattendere un altro piccino/a.
Un filo bianco avrebbe unito i due fratelli o sorelle, ci sarei stataper entrambi,
concretamente, intensamente, senza timori.
Così è arrivata Giulia, scricciolo di due chili e mezzo, accolta coninfinita tenerezza
e fiumi di latte veicolati dalla sorellina.
Graziea Lara, stavolta non avevo ragadi, né candida al seno, nessun ingorgoné mastite.
Soprattutto, poter allattare entrambe le piccole, anche insieme, in unmomento tutto nostro,
ha trasmesso serenità alle bambine, le ha unitenella certezza
che mamma non si sarebbe divisa per loro, ma casomaimoltiplicata.
Quello che altri chiamavano impegno gravoso, per me era evoluzionefamigliare.
Ciò che tanti avrebbero etichettato come morboso, per me,per loro,
era il gesto più naturale e spontaneo che si potesseimmaginare, tra mamma e figlie.
La piccina cresceva in abbondanza (2kg il primo mese),
Lara beneficiava del latte, ritrovando anchemomenti unici con me.
“Perché no?” era l’unica domanda da porsi, l’unica risposta da dare,
acoloro che mettevano in dubbio le attenzioni verso entrambe le bambine.
Anche attraverso l’allattamento condiviso, le mie figlie mi hannomostrato
che l’amore c’è e ci può essere sempre, in abbondanza.
Anche attraverso il tandem, hanno allontanato pregiudizi altrui,
carezzando la sorella, specchiandosi nei suoi occhi, sentendosialtrettanto importante,
altrettanto bimba, altrettanto figlia.
La consapevolezza di star facendo il loro bene, mi ha protetta dacritiche gratuite.
Fidarsi di loro, l’unica via percorribile, per me.
Perché avrei dovuto negare un gesto d'amore?
Perché avrei dovutoprivarle di conforto e protezione,
che chiedevano soprattutto intaluni momenti di crescita?
Desideravamo allargare la famiglia ed i timori che l'allattamento loavrebbe impedito,
bloccando la mia ovulazione, erano tanti.
Ancora unavolta abbiamo dato tempo ed ascolto alle piccole, rispondendo ai lorobisogni.
L'attesa ci ha ripagato: nei giorni in cui meno avrei immaginato dipoter restare incinta,
si è affacciata lei, una piccina arrivata inpunta di piedi, delicata e sorprendente.
Allatto le mie tre bambine e non potrei fare altrimenti, se questo èil loro desiderio.
Un filo bianco le lega, le fa sentire vicine, incluse in ogni miopensiero,
perché nell'abbraccio di mamma e papà c'è sempre spazio.
La piccola di 3 anni chiede forse più latte della piccina di 7 mesi
enon c'è niente di più spontaneo, di più sano che possa esistere,
perla sua salute e per il nostro rapporto, per la sua sicurezza emotiva.
Non mi sento “più mamma” di chi non può o non vuole allattare,
non misento “meno donna”, per assecondare i bisogni delle mie bambine.
Momenti unici, che voleranno con la loro crescita,
che ci farannosentire vicine anche quando il cammino potrà non essere comune.
"Perché no?" è l'unica domanda che scaturisce nel mio cuore.
"Perché no?", visto tutto il bene che ricevono, materiale e non,
vistitutti i benefici che ricevo io stessa, nel fisico e nell'animo.
Potrei raccontare il candore dello sguardo innamorato delle piccolequando prendono il seno,
o la stanchezza dei tanti risvegli, lalentezza dei risvegli o le richieste pressanti ma legittime.
Potrei confidare sfumature di pensieri e ricordi di velluto,
ma ognimamma ha un suo filo bianco, che la lega al proprio bimbo,
ognifamiglia ha i propri scatti di vita, da custodire nell'animo.
Vorrei poter far conoscere la delicata ricchezza del donarsi ericevere gratuito,
del non chiedersi "Perché?" ma piuttosto "Perchéno?".
Silvia Gioffrè